Umbria: alla scoperta delle bellissime e incantevoli Fonti del Clitunno

L’Umbria, così come tutte le regioni della nostra bella Italia, offre tantissimi scenari naturalistici di cui poterne godere la calma e la tranquillità, sottraendosi dagli impegni cittadini e al caos metropolitano in continuo, costante aumento. Quale miglior cura se non quella di trascorrere alcune ore in mezzo alla natura? Ebbene, per chi non ne fosse ancora a conoscenza, il territorio umbro ospita le bellissime e incantevoli Fonti del Clitunno, un’ampia area verde che, pensate, ha un’estensione di ben 10.000 mq lungo la via Flaminia tra Spoleto e Foligno, nel comune di Campello sul Clitunno. Queste fonti, tra le più importante e rinomate di tutto il Centro Italia, vengono alimentate da acque sorgive sotterranee che sgorgano da fenditure situate nella roccia che, nell’antichità, formavano un fiume navigabile addirittura fino a Roma, soprattutto grazie alla loro copiosità.

Lungo le sponde di questo fiume sorgevano persino ville, terme e sacelli; hanno un aspetto estremamente suggestivo con il laghetto tutt’ora popolato di nasturzi acquatici, cigni, anatre, code di cavallo acquatiche, mestolacce e brosche increspate, nonché vari pesci come trote, tinche, carpe e altre specie d’acqua dolce. Intorno al lago possiamo apprezzare la presenza di un “labirinto” formato da rigagnoli, ponti, sentieri, piccole cascate, salici piangenti e pioppi cipressini che si specchiano sulla superficie dell’acqua, dando vita ad un’atmosfera affascinante molto colorata e piena di profumi, soprattutto durante la stagione primaverile quando la Natura si sveglia dai rigori invernali.

Moltissimi furono i pittori ed i poeti che rimasero colpiti dalla bellezza di questo posto, tra cui annoveriamo Plinio il Giovane, Giosuè Carducci, Byron e Corot. Come non menzionare, ovviamente, anche il fiume Clitunno, chiamato nell’antichità anche Cleo, Cliton o Cleoton, molto rinomato ed apprezzato dagli antichi romani per l’allevamento dei buoi sulle sue rive. Purtroppo la crisi sismica intercorsa nel 446 d.C. ne ridusse di molto la portata, non solo del fiume Clitunno, ma anche di molti altri corsi d’acqua che un tempo erano navigabili ma che ora, invece, non lo sono più.