Troppo caldo in Appennino, i camosci restano in quota

Troppo caldo in Appennino, i camosci pascolano ancora ad alta quota

Temperature troppo elevate e i camosci che continuano a pascolare nelle vaste praterie d’alta quota dell’Appennino. Questo clima davvero pazzo sta sconvolgendo anche il normale svolgimento della vita nelle nostre montagne, perché ad un Inverno praticamente assente (almeno fino ad ora) hanno fatto da cornice temperature per lungo tempo miti e superiori alle medie del periodo, che hanno avuto ripercussioni importanti non solo sul comportamento animale, ma anche sulla fioritura assai precoce di tantissime piante. Nel Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise i camosci appenninici ne sono un esempio chiaro e lampante; continuano a muoversi liberamente sugli ampi pascoli d’alta quota, specie tra il Monte Meta e il Monte Pretoso, privilegiandoli ai boschi o alle valli ove solitamente tendono a ritirarsi durante la stagione invernale.

camosci

E’ una situazione assolutamente anomala, da porre sotto stretto e attento monitoraggio; due le motivazioni principali, la prima è che “quest’area, che declina verso sud est sulla catena delle Mainarde, è una delle naturali zone di espansione della straordinaria popolazione di camoscio appenninico”. La seconda è che “il massiccio della Meta è anche uno dei terreni preferiti per alpinisti ed escursionisti che si avventurano sui canaloni innevati in questo periodo, andando fuori sentiero. Provocando così estremo disturbo agli esemplari di camoscio che stazionano in zona”, riferiscono i guardiaparco.

Anche e soprattutto evitare di disturbare i camosci rientra in quella che è la priorità del programma di tutela della specie; come si apprende da una nota dell’Ente Parco, “si invitano tutti gli escursionisti, amanti delle montagne e della Natura, a rispettare le norme, a restare lungo i sentieri autorizzati, consapevoli che si sta attraversando e godendo di un ambiente delicato, di grande valenza naturalistica e soprattutto patrimonio di tutti noi e delle future generazioni“.