Il versante occidentale della Majella, al di sotto della Tavola Rotonda (2403 m) e poco prima del Guado di Coccia, presenta una specie di brecciaio, ben visibile anche dalla cittadina di Sulmona, cui comunemente si chiama “il pesce di baccalà”, appunto per la sua forma che appunto ricorda quello del pesce citato. Forse non tutti lo sanno, che in una lontana notte, della notte dei tempi, qui un certo Primiano Marcucci di Campo di Giove si dichiarò brigante, brigante per amore, come vedremo tra un po’.
Nel periodo tra il 1861 al 1870, molte zone, dell’Italia centro-meridionale, o meglio in quello del regno delle due Sicilie, furono infestate dai briganti, poiché alla caduta del regime borbonico, nel 1860, ad opera dell’esercito garibaldino, anche la parte meridionale della nostra penisola venne accostata al resto delle regioni che erano sotto il dominio dei Savoia. Ma ci fu chi non fu d’accordo. I contadini del meridione infatti, vennero ridotti alla fame e diciamo che per loro, era l’unico modo per tirare avanti. I Piemontesi, quindi, vennero visti come un nuovo nemico, quello da combattere insomma. Ed iniziarono saccheggi, grassazioni e quant’altro, a diligenze o a semplici passanti sui valichi montani dei nostri monti. Nella zona della Majella e di tutte le aree montuose che piegano verso il Parco Nazionale d’Abruzzo, le scorribande brigantesche furono all’ordine del giorno. Croce Di Tola, alias Crocitto, Nunzio Tamburrini, Domenico Cannone e Primiano Marcucci, sono soltanto alcuni dei nomi più famosi di quell’epoca e di quel territorio. Questa volta, appunto, parleremo dell’ultimo citato.
La storia di Marcucci, è quella di un giovane che lavorava presso un allevatore, un certo Vincenzo Ricciardi, cui non vedeva di buon occhio la sua storia con una ragazza di Palena, Giovannella e per cui, lo intimoriva spesso, per far in modo che la lasciasse per un altra di Campo di Giove. Ma come si sa, al cuore non si comanda e per cui Primiano non ci volle stare…la sua reazione, un giorno, fu quella di prenderlo a botte e di conseguenza di scaraventare tutto il bestiame sul dirupo del pesce di baccalà. Come v’immaginate, tutti gli animali morirono…da quel momento divenne brigante, anzi in poco tempo, uno dei più scaltri e forti. Ma la sua vendetta contro l’ex padrone non finì qui. Assalì con oltre cinquanta briganti, il palazzo Ricciardi (ove oggi è il comune), insieme a Tamburrini ed a Bucci.
Da Giovannella, ebbe un figlio, che lei purtroppo non poteva accudire e fu affidato ad un pastore, con l’auspicio di farlo crescere facendolo diventare un giorno brigante anche lui, ma per paura che potesse essere scoperto, lo uccise. E qui fu tremenda la reazione di Primiano, che lo ammazzò dentro un grande callarone di latte bollente in preparazione per il formaggio.
La sua corsa brigantesca, terminò nella campagna intorno a Roma nel 1864, quando fu catturato.
Per i notevoli suoi omicidi, oltre cento, fu condannato a 47 anni di carcere, tornò libero nel 1911 e tornò nel suo paese, ma rimase solo, evitato da tutti. Morì nel 1918, in un ricovero per anziani all’Aquila.
Thomas Di Fiore
N.B. E’ stato consultato il volume “Majella le più belle escursioni”di Alesi e Calibani, 2007.