Dopo le tristi vicende che si sono verificate in Abruzzo nel mese di gennaio, lo staff di Neve Appennino ha avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con uno dei più noti giornalisti, scrittori e documentaristi italiani specializzati in montagna, natura e avventura.
Parliamo di Stefano Ardito.
Con Stefano abbiamo avuto modo di toccare differenti argomenti, opinioni riguardo quel che è accaduto a Rigopiano e sul Turismo in generale.
Vi riportiamo la nostra intervista:
Ciao Stefano, volevamo porti alcune domande riguardo le ultime e tristi vicende che sono venute a verificarsi in Abruzzo e approfondire con te un argomento a noi tanto caro. Il turismo.
Tu che da tanti anni frequenti l’Abruzzo e che hai avuto modo di scrivere tanti libri, ti è mai capitato di vedere e vivere una situazione simile a questa di Rigopiano?
“Le valanghe ci sono sempre state, anche di dimensioni colossali. Nell’aprile del 1976, una valanga caduta dal Monte Brancastello ha travolto due famiglie in gita su un sentiero mille metri più in basso, e ci sono stati dei morti. Ho partecipato alle ricerche con altri istruttori della scuola di alpinismo del CAI di Roma, era una scena apocalittica come quella di Rigopiano. “
La sensazione che la vicenda di Rigopiano prima e quella dell’elicottero poi, siano state solamente due delle gocce che hanno fatto traboccare il vaso per andare a danneggiare un turismo, che di suo, in Abruzzo già fortemente sottovalutato e poco sponsorizzato.
Vuoi aggiungere qualcosa in merito?
Stiamo parlando di due episodi differenti. L’elicottero è caduto a causa di un errore del pilota, che non sarebbe dovuto decollare da Preturo. La tragedia di Rigopiano è stato l’effetto finale di una serie di errori e di impreparazione piuttosto gravi.
Il permesso di costruire un Hotel in un luogo esposto a valanghe – anche se l’ultima risale agli anni 30 – e la mancata commissione valanghe comunale, gli errori alla Prefettura di Pescara.
La magistratura è al lavoro, vedremo, ma l’hotel Rigopiano andava sgomberato 24 ore prima della valanga. Io, personalmente, continuo a ritenere incredibile che il sindaco di un Comune come Farindola, che arriva a 2400 metri e comprende dei canaloni pericolosi, abbia bisogno della Protezione Civile per capire che sta nevicando, e che potrebbero esserci delle situazioni a rischio.
Secondo il nostro modesto parere, l’Abruzzo, è una regione dalle enormi potenzialità turistiche, eppure per alcuni sembra che il turismo sia fatto solamente di sci. Ma la montagna affinchè possa essere sfruttata nel completo delle sue potenzialità, non dovrebbe essere vissuta in tutte le stagioni ? Secondo te, oltre che agli sport invernali a quali altre attività bisognerebbe lasciare dello spazio?
Sulle Alpi, si è capito che in montagna le attività -sportive e non- sono molte, e che l’unico metodo per dare lavoro ai locali è quello di creare una stagione lunga. L’escursionismo si può fare dappertutto, poi ogni località, a seconda del suo territorio, ha il suo mix di attività possibili: alpinismo, arrampicata sportiva, montani-bike, piste ciclabili, osservazione di animali, ciaspole, fondo, cascate di ghiaccio ecc. Poi ci sono le mostre, i piccoli musei, i concerti.
In Alto Adige, da qualche anno, si lavora sia sulla primavera che sull’autunno, in estate e in inverno c’è già il tutto esaurito.
A Cogne, da qualche anno, un paio di alberghi lavorano d’inverno grazie a chi arrampica sulle cascate. Chi governa l’Abruzzo non pensa alle Alpi di oggi, ma a Cortina o alla Val Gardena come erano qualche decennio fa. Invece è cambiato tutto!
Dopo la vicenda di Rigopiano, correggimi se sbaglio, mi è sembrato ci siano state tante lamentele da parte dei singoli e specie da parte di quelli che si definiscono “operatori turistici”, ma di fatto poi la collettività non ha fatto nulla per incentivare le persone ad andare in Abruzzo. Sei d’accordo in linea di massima con il mio pensiero?
E’ un dato di fatto. Contro l’Appennino e l’Abruzzo si sta scatenando una vera e propria psicosi, che rischia di danneggiare gli operatori locali per decenni. In Umbria hanno lo stesso problema dopo il terremoto a Norcia, ma sono già partite delle campagne in tutta Europa per invitare a visitare il resto della regione.
E da noi? Invece di una bella campagna “l’Abruzzo è aperto, vieni a trovarci!” i sindaci e le province chiudono le strade anche dove il pericolo non c’è. Buttano benzina sul fuoco della psicosi.
Ristoratori, scuole sci, albergatori ecc, sembrano voler anteporre sempre “l’IO” al “NOI” dimostrando di pensare effettivamente molto poco ai fini turistici della regione ma lasciando in primo piano le loro rivalità.
E’ vero, e da molti anni.
Quando mi sono battuto contro gli impianti di risalita a Campo Pericoli, che avrebbero devastato il Gran Sasso, sono stato aggredito da un albergatore dei Prati di Tivo che urlava “ora dimmi quanto ti hanno pagato gli aquilani”!”.
La regione dovrebbe unire le varie voci, e invece non fa nulla. Per l’EXPO, due anni fa, è nato un sito regionale sul turismo. Alla voce “itinerari”alcuni erano finti, altri copiati dalle mie guide…
Non sarebbe opportuno investire nella comunicazione, nella sponsorizzazione degli eventi per far conoscere le bellezze che la regione Abruzzo (in questo caso) offre (oltre allo sci, borghi, ciaspolate, passeggiate in montagna, escursioni, ecc..) Non sarebbe lecito investire nell’educazione , magari iniziando ad organizzare dei corsi specifici e mirati finalizzati a spiegare alle persone, fin dalla giovane età, quali sono i comportamenti da tenere in montagna?
In Abruzzo (e nel Lazio è molto peggio) la mano destra non sa mai quello che fa la sinistra. Qualche inverno fa un noto freerider americano è stato invitato dalla Regione Abruzzo a fare dell’eliski a Roccaraso.
Quando le sue foto e i suoi video sono usciti, il sindaco ha vietato ogni tipo di fuoripista.
Sono contro l’elliski per il suo impatto ambientale, ma allora che senso ha fare un investimento di quel tipo e poi renderlo immediatamente inutile? Non comunicano tra loro Regione e Comuni? Perché buttano i soldi dei contribuenti?
Per quanto riguarda la vicenda dei corsi sono d’accordo, ma prima che dai bambini (o contemporaneamente) bisognerebbe partire dagli amministratori.
C’è qualcosa di cui vorresti parlare più nello specifico?
Molte cose, ma insisto sulla chiusura delle strade e sui divieti inutili. Dopo la valanga di Rigopiano la provincia dell’Aquila ha chiuso per settimane le strade che salgono da Santo Stefano di Sessanio a Castel del monte a Campo Imperatore.
Ma la neve si era ormai stabilizzata, e per fare fondo o passeggiare con le ciaspole a Fonte Vetica quale poteva essere il pericolo? Hanno vietato di fare “alpinismo” sul Camicia.
Forse volevano dire sci alpinismo, e stanno cacciando a pedate gli sci alpinisti che arrivano in Abruzzo da tutta Europa. Gli albergatori dovrebbero fare causa per danni, che tristezza…
Secondo te, se una situazione del genere si fosse verificata ad esempio in Trentino-Ato Adige, gli operatori “turistici” si sarebbero comportati nello stesso modo di quelli abruzzesi?
Se poi vuoi aggiungere qualcosa in merito alle dichiarazioni di Don Bruno Fasani…
Trentino e Alto Adige, come altre regioni alpine non sono italiane, sanno che la loro economia dipende in buona parte dal turismo.
A volte esagerano nel senso opposto, costruiscono troppi impianti, ma questi errori non li avrebbero fatti mai.
Conosco do Bruno Fasani, che oltre a parlare a Rai Uno ha un ruolo importante nell’Associazione Nazionale Alpini. La sua è stata una caduta di stile orribile, e ben poco cristiana. Un prete dovrebbe dire “andiamo ad aiutare quei fratelli”, no?
Cambiando argomento. Quali sono i prossimi appuntamenti con Stefano Ardito?
Per ora non ho altri appuntamenti per il pubblico. Sto per terminare due libri importanti, e uno (che per me è difficile) riguarda il rapporto tra il Gran Sasso e la scienza.
Uscirà a maggio, e ci saranno certamente delle presentazioni…poi c’è un piccolo romanzo, e l’Abruzzo c’entra parecchio anche li.
Prima di salutarci Stefano, vuoi aggiungere ancora qualcos’altro a quanto abbiamo già detto? Vuoi dire qualcosa in merito alle ultime opere che hai portato a termine?
Dico una cosa che certamente è nel mio interesse, ma riguarda tutti i pochi autori ed editori che si occupano dell’Abruzzo e dell’Appennino. I margini per chi realizza questo tipo di pubblicazioni sono sempre stati molto stretti.
Ora gli editori assistono al diffondersi della psicosi, temono di vendere poco, e rinviano a chissà quando l’uscita dei nuovi titoli. Un piccolo contributo della Regione li aiuterebbe, e le nuove guide servono a rilanciare l’Abruzzo.