La presunta data di partenza della stagione sciistica 2020/2021 l’ha comunicata ieri pomeriggio (in realtà senza fare esplicito riferimento a quel lunedì) l’assessore all’artigianato, commercio, promozione, sport e turismo della provincia di Trento Roberto Failoni intervenendo in videoconferenza all’assemblea dei soci dell’APT della Valle di Fassa: “Con le altre regioni ci siamo confrontati nelle ultime ore – ha detto Failoni, facendo anche riferimento alla notizia pubblicata di un possibile stop della stagione pubblicata dal trentino – e abbiamo ragionato sulla data del 31 gennaio, ma io ho fatto la proposta di aprire qualche giorno prima, non vi voglio dire la data esatta per scaramanzia“.
“Partire di lunedì – spiega ancora Failoni – sarebbe un vantaggio rispetto all’ipotesi originaria del 7 gennaio (giovedì) anche per evitare assembramenti già nelle prime ore, che ci esporrebbero all’attenzione mediatica“.
Nell’intervento di Failoni, come negli altri che sono seguiti da parte di operatori turistici e funiviarie, è stata sottolineata l’importanza fondamentale dello sci nell’ambito della proposta del turismo invernale. Ma è anche stata sottolineata l’assoluta necessità che Roma approvi in tempi brevi il sistema di regole per la partenza della stagione. Considerato anche che gli impiantisti hanno nei giorni scorsi sottolineato che partire dopo l’inizio di febbraio non avrebbe più significato.
Ieri pomeriggio l’Anef, l’associazione di categoria, ha diffuso un comunicato in cui viene ribadita con forza “la necessità di aprire la stagione, non solo perché un’azienda ferma è cosa comunque negativa per il sistema industriale nazionale e per i lavoratori, ma anche perché, la prolungata inattività sta generando una forte tensione sotto il profilo degli equilibri finanziari, motivata sia dalle ingenti spese correnti necessarie per la preparazione dell’apertura, che dalle pesanti rate di mutui e leasing derivanti dagli importanti investimenti sostenuti nel recente passato“.
“È noto – prosegue la nota dell’Anef – che le aziende legate al prodotto montagna, generano l’85% del fatturato annuo in 120 giorni, tutti concentrati nel periodo compreso tra dicembre e marzo: ne consegue che l’attuale chiusura sta comportando la perdita del reddito che sarebbe necessario per mantenere attive le imprese fino alla stagione invernale 2021, e che tale perdita non sarà in alcun modo recuperabile in corso d’anno, se non a fronte di adeguate misure di ristoro o compensazione che si auspica possano essere presto prese in considerazione dal Governo e dal Parlamento“.
Fonte: giornaletrentino.it