Cinque pulli di parrocchetto recuperati al Parco della Caffarella

Ecco alcune immagini dei 5 pulli di parrocchetto recuperati oggi da alcuni volontari vicino al Parco della Caffarella a Roma.
I cinque pulli di parrocchetto. Foto di LEGA NAZIONALE DIFESA DEL CANE di OSTIA

Una parte del nido era caduto a terra da un grosso pino e grazie ad alcune segnalazioni di cittadini, sono stati recuperati e portati in salvo al CRFS Lipu Roma che una volta adulti, li rimetterà in libertà.

Da un po’ di tempo è sempre più facile intravedere piume verdi e becchi rossi tra le fronde degli alberi nella maggior parte dei parchi italiani.

Il parrocchetto dal collare (Psittacula krameri), diffuso ormai in tutta la penisola con popolazioni riproduttive nella maggior parte delle regioni, colonizza parchi e giardini, soprattutto se adiacenti a centri abitati.

Ma, in quanto alloctono, può creare qualche fastidio ai nostri ecosistemi: infatti, compete attivamente per la contesa dei nidi con alcune specie autoctone.

Ad oggi gli unici studi sul nostro territorio forniscono dati per quanto riguarda la competizione con l’assiolo (Otus scops), ma in Belgio la disputa per aggiudicarsi i fori negli alberi, da usare come nidi, avviene anche con il picchio muratore (Sitta europea): un fenomeno che potrebbe presentarsi, o essere già concreto, anche in Italia.
I dati confermano la presenza di questo tipo di relazione, che non rappresenta ancora una vera e propria minaccia per le nostre specie. Anche nelle aree con alte concentrazioni di parrocchetti gli animali presi in considerazione nelle precedenti ricerche continuano a essere presenti, seppur con densità inferiori, e non sono stati documentati casi in cui i pappagalli cacciassero via dai nidi altre specie.
Una minaccia per il futuro?

Il punto è che le popolazioni di questi pappagalli sono in espansione in tutta Europa, Italia compresa e questa crescita potrebbe causare qualche problema per la nostra avifauna.
Uno degli esemplari di parrocchetto recuperati a Roma

Oltre alla biodiversità potrebbe anche essere compromessa la nostra economia agricola: nelle zone di origine (Asia e Africa centrale), dove il numero dei Parrocchetti è decisamente più alto, l’impatto sulle agricolture è notevole e la loro presenza è vista come una vera e propria calamità per alcuni raccolti di cereali e frutta.

Ma come riescono questi animali, originari di climi più caldi dei nostri, ad aver avuto così successo nelle nuove aree colonizzate?
Senz’altro, a parte l’intelligenza e la versatilità di questi uccelli, la causa potrebbe ricadere ancora sull’uomo: in Francia sono state fatte ricerche che dimostrano come la presenza di mangiatoie per uccelli in parchi e giardini fornisca un aiuto non indifferente per il sostentamento delle colonie. Nel cibo extra e molto ricco (come i mix di semi o le apposite palle di grasso) presente nelle mangiatoie, i Parrocchetti potrebbero aver trovato la soluzione, oltre che per superare i rigidi inverni tipici dell’Europa, anche per nutrire al meglio la prole durante il periodo riproduttivo, aumentando il numero di nidiacei che raggiungono l’età adulta.

Fonte: rivistanatura.com