La stagione primaverile avanza inesorabilmente, le temperature pian piano si fanno sempre più miti, e il manto nevoso al suolo comincia fondersi lasciando spazio ai primi colori primaverili e ai crochi.
Il nome Crochi deriva dal greco Kròkos che significa “filo di tessuto” e si riferisci ai lunghi stigmi ben visibili soprattutto nella specie più conosciuta di questo genere, che molto spesso viene anche coltivata nei giardini dagli appassionati di fiori. Il nome scentifico dei crochi “Crocus Vernus” (Zafferano Maggiore) è stato per la prima volta definito nel 1753 dal biologo e scrittore svedese Carl von Linnè, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi.
Le altezze di queste bellissime e coloratissime piante sono variabili e possono persino raggiungere i 30 cm(soprattutto per quel che concerne le specie presenti in Europa). La forma biologica prevalente è “geofita bulbosa”, ciò significa che si tratta di piante erbacee perenni che portano le gemme in posizione sotterranea. Le uniche foglie presenti sono di origine “basale” originate direttamente dal bulbo sotterraneo; hanno la caratteristica di essere lunghe come il fiore e in genere non sono molto numerose. Hanno una forma laminata-lineare ma sottile, con una linea longitudinale e centrale molto più chiara. Si tratta di fiori per lo più originari dell’Europa, dell’Africa nord-occidentale e dell’Asia minore. L’unica specie di questo meraviglioso fiore a crescere sulle Alpi (ma diffusamente anche in Appennino, a seconda delle zone), è il Crocus albiflorus…
Questa immagine è stata scattata da Giovanni Serrecchia nei pressi del Lago di Pietranzoni. Ricordiamo che la strada che conduce a Campo Imperatore risulta essere ancora chiusa e dal Lago Racollo è necessario procedere a piedi se si vogliono visitare queste aree.