Situato al confine con i comuni di Polinago, Pavullo nel Frignano e Lama Mocogno, il Ponte d’Ercole è in realtà uno straordinario e leggendario monolito naturale a forma di ponte che unisce i fianchi di un avvallamento, lungo 33 metri, con una arcata alta tre metri.
Il leggendario Ponte D’Ercole, detto ponte del Diavolo. Foto di Ugo Pelloni
Un monolite di roccia arenaria immerso in una fitta boscaglia, modellato dall’erosione a forma di arco, posto nei pressi della sorgente minerale di Brandola, da cui sgorga acqua termale sulfurea alcalina, usata per scopi medicamentosi sino agli inizi del XX secolo.
La particolare conformazione della roccia ha dato origine a numerose leggende popolari tra cui quella che narra che il Diavolo, distratto da un gruppo di streghe che nella notte ballavano nel bosco, si dimenticò sul suo percorso il ponte che avrebbe dovuto portare ad un agricoltore del posto per raggiungere i suoi appezzamenti di terreno, in cambio della sua anima.
Il sito è sovrastato a sud dal pianoro di Poggio Pennone o Monte Apollo: proprio sul versante affacciato verso Ponte d’Ercole sgorga una sorgente le cui acque, oggi captate in un acquedotto, defluivano in direzione del ponte per incanalarsi verso il Fosso di Casina.
L’estremità settentrionale della struttura è stata oggetto di interventi antropici che hanno portato alla creazione di una grande vasca per la raccolta dell’acqua scavata nell’arenaria naturale del macigno.
La cavità ottenuta presenta alla base una buca di palo, che sosteneva verosimilmente una copertura, e tre grandi fori artificiali alle pareti. Su quello orientale doveva impostarsi un canale di alimentazione, forse collegato direttamente alla sorgente di Poggio Pennone, mentre gli altri due (nella parete opposta) dovevano servire per il deflusso del liquido, come testimoniano i profondi solchi generati dallo scorrimento dell’acqua, riscontrabili alla base delle aperture. Una di esse è sormontata da una rientranza di forma quadrangolare, probabile alloggiamento di una paratia per regolare l’afflusso.
Il Ponte d’Ercole (o Ponte del Diavolo) nell’antichità
L’area circostante il Ponte d’Ercole ha restituito testimonianze d’interesse archeologico che vanno dall’età protostorica all’epoca medievale, e che attestano una frequentazione del luogo legata soprattutto alla presenza del ponte naturale e di sorgenti d’acqua.
I numerosi materiali rinvenuti sono frutto per lo più di ritrovamenti occasionali avvenuti durante il secolo scorso, seguiti poi da sondaggi eseguiti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna.
L’occupazione dell’area durante il I millennio a.C. è attestata dal rinvenimento di frammenti ceramici e oggetti di ornamento databili tra l’VIII ed il VI secolo a.C.
Nel periodo successivo il sito sembra rientrare, come tutta la montagna modenese, nella zona di influenza ligure: lo rivelano le forme ceramiche e alcuni accessori dell’abbigliamento che trovano confronti in coevi contesti dell’Emilia occidentale e di oltre Appennino, oltre a una punta di lancia ritualmente piegata che caratterizza i depositi funerari di ambito ligure nel IV e III secolo a.C.
Con il periodo romano (II secolo a.C. – V secolo d.C.) le testimonianze si intensificano e sono rappresentate, oltre che da resti murari, coperture in laterizi e tessere di mosaico, da manufatti in metallo, ceramica, vetro. Particolarmente significativa è la presenza di un cospicuo numero di monete: migliaia di esemplari che coprono tutto l’arco di frequentazione del santuario e che probabilmente costituivano un’offerta votiva deposta direttamente nelle acque oppure entro piccole buche scavate nel terreno.
Queste testimonianze inducono a ipotizzare l’esistenza, in età romana, di una complessa area cultuale articolata attorno al Ponte d’Ercole, cui vanno riferite anche le notizie del ritrovamento di tracciati stradali che suggeriscono, oltre a un itinerario appenninico, un possibile percorso processionale che congiungeva l’altura di Poggio Pennone con l’area del “ponte” e le strutture annesse.
Il sito è stato frequentato anche in età medievale e moderna, fino ai giorni nostri, come dimostrano alcuni elementi di armamento riferibili a una sepoltura medievale sconvolta (tra cui un eccezionale morso di cavallo in ferro) e le numerose medagliette devozionali datate dal XVII al XIX secolo, segno della continuità delle pratiche legate alle acque salutifere in associazione con il culto mariano.
Fonte: intornoalmontecimone.altervista.org