Anche quest’anno si rinnova la dannosa fioritura del Senecio Africano, un fiore non autoctono proveniente dal Sud Africa. In questi ultimi anni il Senecio si è diffuso in tutto il territorio in maniera estremamente rapida e pericolosa, tant’è che l’Ente Parco ne invita a segnalarne tempestivamente la presenza. Al momento la sua estensione è tuttavia limitata agli ambienti degradati, come ad esempio i margini delle strade o zone caratterizzate da movimento del terreno, ma negli ultimi anni è stato osservato anche in alcuni pascoli naturali, soppiattando quella che è la vegetazione naturale e alterando l’ecosistema del paesaggio locale. Bisogna comunque sottolineare che ad oggi non sono stati rilevati casi estremi di contaminazione, ma è comunque una situazione da tenere sotto stretta osservazione perché potrebbe peggiorare da un momento all’altro.
La pianta infatti, ed è bene sottolinearlo, contiene degli alcaloidi tossici che potrebbero poi ritrovarsi sia nel latte che nel miele. L’Ente Parco, primo Ente in Italia ad intraprendere azioni concrete per il contenimento di questa specie, intende contrastarne in maniera tempestiva la diffusione prima che diventi un problema reale per le aziende e per l’economia agropastorale del territorio. Riportiamo, di seguito, le raccomandazioni in via cautelativa rilasciate dal Parco Gran Sasso all’interno del proprio sito web:
- controllare che il fieno somministrato al bestiame non contenga senecio
- evitare di far pascolare il bestiame su pascoli invasi da senecio,
- evitare di posizionare arnie molto vicine ad aree ad alta concentrazione di senecio,
- evitare il transito di pecore in aree con senecio in fase di fruttificazione (da luglio a novembre),
- sradicare le piante individuate, facendo attenzione ad asportare anche la radice e lasciandole in loco
- laddove non è possibile sradicare, effettuare gli sfalci per la manutenzione di aree verdi prima della fruttificazione (entro giugno).