Orso, una vita sempre a rischio

L’orso è uno degli animali più chiacchierati e discussi sulle nostre montagne appenniniche, uno di quelli che tutti gli amanti della montagna ma anche della natura in generale sono sempre curiosi di conoscere e vedere.

Questo anche grazie al fatto che questo animale nel corso degli anni, si mostra sempre più all’essere umano – seppure involontariamente – per ricercare cibo; ma anche grazie all’evoluzione tecnologica che ad oggi permette di immortalare una qualsiasi scena ai nostri occhi particolare con un semplice telefono.

Ed è anche per questo motivo che molti filmati che ritraggono scene di vita, spesso vengono postati sui social diventando virali e diffondendo spesso anche dei messaggi che in fin dei conti sono errati.

L’Orso è in realtà un animale che trascorre gran parte della sua vita sempre a rischio, sia per fattori antropologici che per questioni legate al fatto che l’animale è sempre alla scoperta di nuovi territori e capace di muoversi per decine e decine di Km in poco tempo e alla ricerca di cibo.

Orso, un animale sempre a rischio: L’Orsa Amarena immortalata da Gianpiero Cutolo

In questa nota il Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise spiega molto bene questo concetto, che tuttavia può essere approfondito cliccando QUI

Nonostante nel PNALM, siano presenti aree molto idonee alla presenza dell’orso, alcune di queste per le loro caratteristiche ambientali e antropogeniche espongono l’orso a un elevato rischio di mortalità per cause antropiche (bracconaggio, incidenti stradali o uccisioni accidentali). I biologi definiscono queste aree trappole ecologiche: attraenti, ma rischiose. In genere coincidono con aree a pendenza comunque elevata, più distanti dalle foreste, più ricche di pascoli e cespuglieti e più vicine a strade o sterrate. Queste aree sono anche molto vicine a importanti siti di rifugio. Se si vanno a individuare queste trappole all’interno degli home range degli orsi, si può vedere che tutti gli orsi possono incontrare una qualche fatalità nella loro vita, che sono ancora maggiore in aree fuori Parco. Ed è su questo che l’uomo dovrebbe intervenire.
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