Una primavera movimentata quella attuale e sempre grazie all’orso che ultimamente, anche grazie all’arrivo della bella stagione, ha ricominciato a farsi vedere piuttosto spesso.
Dopo gli avvistamenti a Celano e Leonessa (Lazio), oggi è stato il turno di Pescina sempre all’interno dei confini del Parco Regionale del Sirente Velino.
In molti hanno postato attraverso i propri canali social delle immagini e dei video che ritraggono il plantigrado a spasso per il borgo di Pescina.
Immagini inusuali che a dire il vero mostrano l’animale piuttosto in confusione e spaventato, tanto o se non più degli abitanti del borgo che improvvisamente si sono ritrovati correre l’animale davanti.
Ricordiamo che il Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, ma anche il WWF Abruzzo, qualche tempo fa hanno lanciato un monito su come comportarsi nel caso in cui si dovesse incontrare un orso.
COSA FARE E COSA NON FARE, LE RACCOMANDAZIONI DEL WWF ABRUZZO –
Se si osserva un orso in lontananza non proseguite il vostro cammino, ma fermatevi e rimanete fermi ad osservarlo. Una raccomandazione è di non avvicinarsi mai a meno di 100 metri di distanza.
Il PNALAM tramite le sue pagine web ha spiegato più volte e chiaramente i disagi che possono provocare le apparizioni del plantigrado all’interno dei borghi, sia per l’essere umano che per l’orso stesso.
- Un orso che entra in un paese e si trova ad essere esposto ripetutamente alla presenza ravvicinata di persone, senza ricevere esperienze negative, può abituarsi all’uomo; questo si traduce in animali facilmente avvicinabili, ovvero che tollerano la presenza di persone a distanze più brevi rispetto ad animali più schivi.
- L’orso può avere accesso a risorse “facili” e nutrienti se non messe in sicurezza e/o protette (es. mangime, arnie, pollai, bestiame, orti, ecc.), e subire facilmente un condizionamento dal punto di vista alimentare, che lo porterà ad entrare continuamente nei centri abitati per trovare cibo, finendo per perdere qualsiasi forma di diffidenza.
- Le persone poco informate possono adottare comportamenti inappropriati e incauti:
- reazioni di fuga o aggressive che possono far sentire l’animale minacciato;
- avvicinamenti a distanze che possono spingere l’orso ad attaccare per difendersi,
- eccessiva confidenza da parte delle persone che dimenticano di avere davanti un animale selvatico;
- alimentazione fornita dalle persone volutamente che finisce per condizionare ancora di più l’orso.
Un orso confidente e condizionato può diventare attore di ripetuti incidenti “spiacevoli” con l’uomo.
Ricordiamoci che per l’orso, muoversi all’interno di un centro abitato, non è come camminare in un bosco o in montagna, e quindi in un ambiente naturale.
La struttura stessa di molti paesi in Appennino, fatti di vicoli stretti e angusti, può determinare incontri ravvicinati e a sorpresa tra uomo e orso mettendolo facilmente alle “strette” (es. inseguimento da parte di cani o persone) e senza vie di fuga.
Quali sono le conseguenze di questi incidenti?
Incremento dei conflitti economici (danni) e sociali (disagio e paura), e rischio di dovere “rimuovere” l’orso a fini gestionali (es. mettere in cattività).
Quindi, sottovalutando i rischi di avere un orso in paese, possiamo trovarci di fronte alla scelta “obbligata” di perdere un individuo e incidere sulla sopravvivenza di questa popolazione.
Da un punto di vista sociale la non accettazione e tolleranza da parte delle popolazioni è la causa che può maggiormente minacciare la sopravvivenza dell’orso e renderlo anche vittima di atti illegali.
Questo fenomeno può acuirsi in maniera drammatica al di fuori delle aree protette, e soprattutto in aree di recente espansione, dove le persone non sono più abituate a convivere con l’orso da secoli.
L’osservazione di un orso è una forte attrattiva e può sicuramente aiutare a sensibilizzare le persone e creare maggiore empatia con la natura.
Ma è necessario farlo a distanze ravvicinate, rischiose e in situazioni non “naturali”?