Omar Di Felice Antartide, rinuncia per gravi problemi personali

Omar Di Felice Antartide, che tristezza

Omar Di Felice Antartide. Il tentativo di traversata dell’Antartide si è interrotto bruscamente dopo una settimana a causa di gravi problemi personali.

Omar Di Felice Antartide, la traversata al gelo si è interrotta per gravi problemi personali

Ha percorso quasi 95 km in sella alla sua fat bike, trainando una slitta di circa 100 chili, e dopo 8 giorni si è fermato. Partito con dieci giorni di ritardo sulla tabella di marcia originale, a causa di condizioni meteo particolarmente ostili che hanno impedito di raggiungere Hercules Inlet secondo i tempi prestabiliti, Omar ha da subito incontrato difficoltà extra sportive.

Doveva percorrere 1200 chilometri fino al Polo Sud e altri 600 chilometri fino alla costa opposta, sul Leverett Glacier. La traversata era legata anche ad un progetto di divulgazione sugli effetti del cambiamento climatico, ‘Bike to 1,5 C’.

È lo stesso Omar Di Felice a rendere pubbliche le motivazioni sul suo profilo Facebook: “Non chiudo occhio da 36 ore: sarei falso se non ammettessi che il sentimento predominante ora e’ ‘tristezza’ “.

Credo sia giusto raccontare cosa io abbia vissuto e cosa ci sia dietro quel ‘gravi problemi personali’ che non mi ha permesso di andare avanti. L’anno appena trascorso è stato un concentrato di dolore“.

“Mantenendo la riservatezza di cui ho bisogno per salvaguardare la mia privacy, mi sono trovato a lottare con cose ben più grandi di me, a partire dal ripresentarsi di problemi familiari che hanno accompagnato la mia vita”.

“Problemi dai quali sono emerse alcune gravi cose subite quando ero ancora bambino. Il corpo ricorda ciò che la mente dimentica: forse un giorno riuscirò a squarciare il velo di vergogna che copre una ferita ancora fresca”.

“Gli incubi notturni non hanno abbandonato la mia mente. I risvegli improvvisi e le lacrime a bagnare il viso fino a non poterne più hanno reso difficile ogni più piccola azione. Alcune brutte notizie hanno amplificato il tutto”.

“Non mi sono mai considerato un eroe. Sono una persona normale che, come tutti, soffre e in quell’universo chiamato vita si trova ad affrontare il dolore di familiari malati gravemente, di traumi infantili da risolvere, di problemi che spesso si pensa erroneamente non riguardino chi ha il coraggio di inseguire i propri sogni attraverso vite straordinarie”.

“So con quanta passione mi avete seguito: per questo vi posso dire che questo sarà solo il punto di ripartenza verso un orizzonte ancora più denso di sogni e sfide”.

“A partire dall’ANTARTIDE: tornerò quaggiù ben prima di quanto chiunque possa immaginare. Lo devo a me, a voi e a tutte le persone che credono in questo progetto”.

Omar Di Felice Antartide, è un arrivederci

Omar Di Felice Antartide. “In questi giorni sto leggendo tra i commenti alla notizia della mia rinuncia alla traversata dell’Antartide molte parole di solidarietà, comprensione e vicinanza”.

“Ovviamente la notizia della rinuncia ha portato qualcuno ad affermare che l’avventura fosse realmente impossibile dal punto di vista tecnico e fisico. Quello su cui mi piacerebbe porre l’accento è il fatto che non si può ragionare scollegando mente e corpo”.

“Tecnicamente e fisicamente la traversata dell’Antartide presenta difficoltà elevatissime per le quali posso confermare che la percentuale di insuccesso è talmente elevata che a supporto c’è bisogno di una mente in grado di guidare il corpo senza alcun tentennamento”.

“Uno dei miei più grandi timori non era quello di non avere la forza di pedalare o spingere la bici: per quello mi alleno da una vita. Quanto, piuttosto, che nei 60 lunghissimi giorni della traversata, potesse accadere qualcosa così distante da me al punto da farmi tornare a casa con la mente”.

“Una cosa è fuori discussione: l’Antartide mi ha insegnato ancora una volta qualcosa sui limiti dell’essere umano e sulla funzione imprescindibile della nostra centralina, la mente”.

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