Mio nonno nacque nel 1896 e quando fu deciso di piantare l’albero del noce era più o meno il 1902 o il 1903.
E così, sfidando una delle più antiche dicerie : ” chi pianta il noce pianta la sua croce” l’alberello, poco più che una piantina fu posto di fronte alla casa. E mentre l’albero cresceva molte cose cambiavano. Arrivò la prima guerra mondiale che si portò via il fratello di nonno, che oggi riposa col resto della III armata a Redipuglia.
Poi il fascismo, poi la seconda guerra mondiale. Nonno nel frattempo era venuto a Roma. Era divenuto un abile fornaio e la sua attività era molto florida. Ma la guerra fu una esperienza devastante per tutti. E anche per Leonessa e le frazioni intorno. Mi sono sempre chiesta come i tedeschi, ormai in ritirata, possano avere trovato il coraggio, passando per le nostre montagne , di fucilare 44 persone senza nessuna pietà oltre che dopo aver depredato a tutti gli altri il poco rimasto. Ma questo è accaduto. A Leonessa esiste un mausoleo in memoria di quelle vittime e la nostra bella piazza porta come nome quella tragica data: 7 Aprile 1944.
Il tempo passava e il noce del nostro giardino cresceva, finché , verso la metà degli anni 60, d’estate, fece ombra ai miei primi passi e alla mia prima volta in bicicletta. Da bambini sentivamo piccole scosse di terremoto, “lo senti? È la terra che fa un sospiro!” Ci dicevamo tra bambini.
Non pensavamo che potesse succedere qualcosa di più grande. Poi alla fine degli anni ’70 il terremoto in Valnerina ci scosse il cuore per la prima volta e ci confermò il contrario. La casa resse. Invece mio nonno se lo portò via una complicazione in seguito a una caduta banale e la rottura del femore, morí in ospedale e credo che questo gli sia dispiaciuto perché io so che avrebbe voluto morire dolcemente nel sonno, come quello di quei pomeriggi estivi, quando si appisolava sotto l’ombra fresca del noce, cullato dal rumore delle fronde, col giornale, come addormentato anche lui, sulle ginocchia.
Superato il dispiacere per la morte del nonno non mi preoccupai più dei terremoti perché in qualche modo mi ero fatta l’idea ( ingenua lo so ) che il noce con le sue radici ormai gigantesche potesse proteggerla. Ma poi arrivò quello dell’Aquila del 2009.
La Protezione Civile con gli organi competenti hanno fatto un sopralluogo. Hanno preso visione. Fatto accertamenti. Censito.
Gente molto gentile, attenta, premurosa. hanno avuto cura e attenzione nel trattare bene queste case anche se crollate.
Caro noce centenario, chissà se tornerai a farci in qualche modo ombra in quel giardino.
Quello che so e che mi sento di aggiungere è che è bello avere un albero che sia testimone di molte vite e di immenso amore.
Perciò, piantate alberi e fatene un parente stretto per sempre nella vostra vita!