Natura e paesaggi, quando una foto diventa un’opera d’arte

Il mestiere del fotografo è sicuramente uno dei più belli e affascinanti che si possa praticare, soprattutto perché permette di entrare in stretto contatto non solo con la natura, ma anche con il luogo stesso che si è deciso di immortalare. Da questo punto di vista è come se il fotografo diventasse tutt’uno con l’ambiente circostante. Oggi abbiamo il piacere di porre qualche domanda a Maurizio Verdecchia, che in questi giorni ci sta deliziando con degli scatti davvero sontuosi; dai vasti paesaggi che ci regala l’Appennino alla maestosità del cielo nella notte, con le sue stelle e l’incredibile bellezza della Via Lattea. Maurizio ci spiegherà la tecnica per fotografare con successo questi panorami e ci parlerà degli stimoli che un determinato luogo sa trasmettere al fotografo stesso.

1) Ben trovato Maurizio, com’è nata la tua passione per la fotografia?

La mia passione per la fotografia nasce circa 5 anni fa quando acquistai la mia prima compatta e da lì in poi non ho più smesso di girare con una fotocamera a portata di mano. Mi sono appassionato subito alla fotografia di paesaggio e a tutto quello che comporta andare alla ricerca di nuove emozioni fotografiche. Con il trascorrere del tempo questa passione è cresciuta sempre di più e come tutte le fasi di formazione della vita, io ne sto facendo uno fatto di esperienze, studio, sacrifici, conoscenza di nuove persone, perché secondo me, alla base di tutto c’è sempre la voglia di scoprire ed imparare con il massimo dell’umiltà. La fotografia mi da la possibilità di esprimere la visione di un mio mondo personale ed è per questo che è impossibile per me starne senza. Se oggi dovessi smettere di fotografare sarebbe come avere un libro bianco sotto mano senza saper ne leggere e ne scrivere. Fuori di casa c’è un mondo fantastico da vivere ed io cerco di farlo attraverso la mia fotografia, e poi come si dice, le pagine più belle sono quelle che ancora devono essere scritte.

2) Abbiamo avuto modo di apprezzare alcuni tuoi scatti da luoghi diversi; la tua passione, possiamo dire, ti ha portato a stringere un legame molto forte con la natura. Cosa vuol mostrare il fotografo quando immortala determinati paesaggi?

La natura e i suoi fenomeni sono un aspetto determinante nella fotografia di paesaggio, le nostre montagne offrono degli spettacoli unici ma oltre a saperli catturare bisogna saperli anche aspettare. Come ho imparato nel corso del tempo da alcuni dei professionisti che ho avuto il piacere di conoscere nel mio percorso formativo, e dall’esperienza fatta direttamente sul campo, la fotografia non si fa da un finestrino di un auto o con determinate condizioni di luce; alcuni tipi di fotografia come quella di paesaggio non si improvvisano, certo può capitare il colpo di fortuna, ma le foto nascono nella testa, vanno pensate e poi realizzate. In tanti altri campi fotografici il discorso cambia perché entrano in gioco diversi fattori tra cui il saper cogliere l’attimo, il saper vedere cose che gli altri non vedono, ma tutto parte sempre dalle idee, se non si hanno idee non si può fare fotografia. Quindi tornando nello specifico alla domanda, io personalmente cerco di mostrare il mio modo di osservare la natura ed i suoi fenomeni più belli al fine di portare chi osserva le mie foto a perdersi dentro quel rettangolino. Se non riesco a guidare l’occhio di chi osserva dentro il mio percorso visuale vuol dire che ho fallito.

3) Parlaci del turismo fotografico in generale

Bella domanda, il turismo fotografico oggi è un elemento molto sottovalutato. Girando tanto per l’Italia e non solo, vedo carovane e carovane di persone che girano in tour fotografici organizzati. Anche io ho partecipato a questi Tour, ma non mi soffermo sulla loro utilità o meno perché sta sempre alla persona che partecipa a questi cogliere gli aspetti positivi e negativi. Grazie ai Social oggi la fotografia è un mezzo di condivisione globale, tutti vogliono fotografare dagli spot fotografici più belli, facendo diventare la stessa un fenomeno di massa, certo che andare nei punti più belli non significa fare belle foto, anzi. Diciamo che questo fenomeno sta appiattendo un pochettino il bello del cercare, dello scoprire, di esprimere le proprie idee in modo libero e non condizionato e soprattutto il bello di fallire ed imparare dai propri errori. Non condanno però questo mondo perché come dicevo sopra ne ho fatto parte anche io e ci sono tantissimi aspetti positivi, si conoscono persone, si imparano tante cose nuove, si vede posti stupendi e soprattutto nella frenesia del mondo moderno non si perde tempo nel cercare, insomma ognuno è libero di viverlo un po’ come vuole.

4) L’Abruzzo sotto le stelle: che emozioni sanno trasmettere questi territori quando scende la notte?

L’Abruzzo è una regione fantastica sia di giorno che di notte, ma quando scende il buio ci sono posti che riescono a trasmettere meglio tutta la meraviglia della natura che li circonda. Ancora ho tantissimi posti da visitare e non posso dire di aver visto tutto, ma solo una piccola parte di questa regione, però da quello che calascio-porta-e-pezzo-di-muroho visto fino ad ora posso dire che ci sono emozioni che qualsiasi persona anche non fotografo dovrebbe vivere almeno una volta. Io abito a Giulianova in riva al mare e la presenza del forte inquinamento luminoso dovuto alle luci delle nostre città ci impedisce di vedere tutta la meraviglia della nostra volta terrestre. Campo Imperatore, Rocca Calascio, il Parco Nazionale D’Abruzzo, solo per citarne alcuni, di notte diventano gli scenari di una favola. Se si è fortunati si può avere l’onore di incontrare il famoso lupo appenninico oppure ascoltare il suo canto che rimbomba tra le montagne. Non so perché, ma con la notte è quasi come se il tempo si fermasse, tutto è addormentato e coperto da un lenzuolo di stelle, le quali, sono sicuramente l’aspetto più affascinante da ammirare. La via lattea visibile ad occhio nudo e maree di comete e satelliti che danzano nel cielo sono un fenomeno che vale il prezzo di tante ore di sonno perse.

5) A proposito di questo; molto affascinanti sono proprio le foto con le stelle; qual è la tecnica per fotografarle con successo (tempi, messa a fuoco, diaframma)?

Sicuramente la tecnica è un aspetto fondamentale per poter fotografare le stelle, ma anche il possesso di un minimo di attrezzatura fotografica è indispensabile. E’ impensabile pensare di poter fotografare un paesaggio notturno a mano libera o ancor di più utilizzando un flash. Quindi il primo aspetto è il possesso di una reflex che che consenta la gestione manuale di Iso, Tempi e Diaframmi, meglio se Full Frame ed un grandangolo bello luminoso (dai 10mm ai 24mm, da F1.4 a F2.8) Per fotografare le stelle è obbligatorio effettuare lunghe esposizioni che di solito vanno mediamente tra i 15 ed i 30 secondi di durata e pertanto un treppiedi stabile e robusto è indispensabile. In merito alla durata dell’esposizione il discorso è più ampio, in quanto ci sono diversi fattori da prendere in considerazione, tra cui il famoso rapporto tra Tempi/Diaframma/Iso, però prima dobbiamo partire dalla lunghezza focale con cui scattiamo una foto ad una stella. Si parlo di lunghezza focale perché come tutti ben sapranno, il movimento rotatorio della terra sul proprio asse, fa si che la volta terrestre si muova, pertanto avere tempi di esposizione troppo lunghi 18057218_10209264729072034_4795275061391216466_ncomporterebbe avere nella foto stelle con scie e non più stelle puntiformi. Più la lunghezza focale è corta più ci si potrà spingere in là nei tempi di esposizione avendo meno rischio che le stelle risultino mosse. (Faccio un esempio stupido ma pratico, se facessi una foto ad una barca in movimento, con un grandangolo 15mm, esposizione di 10 secondi, al termine della foto la barca verrà mossa ed avrò il mare con la piccola barca che avrà percorso 2cm nella foto. Se la stessa barca la fotografassi a 200 mm, in quei 10 secondi la barca essendo visivamente più grande avrebbe attraversato tutta la scena molto più velocemente. Stessa cosa per le stelle). Per fotografare le stelle si applica una piccola e semplice regoletta matematica che è quella del 600. Cioè si divide il fattore per la lunghezza focale e si ottengono i tempi di scatto necessari. Se si ha un 14 mm la regola è questa 600/14 = Tempo di scatto, in questo caso 600/14 = 42 secondi. In molti ritengono che il fattore 600 sia troppo grande ed in effetti ho constatato personalmente che è meglio utilizzare un fattore di 500 per essere più sicuri. Logicamente scattare in un ambiente completamente privo di luce non basta applicare solo la regola del 500 ma bisogna anche gestire iso e diaframmi. Di solito io utilizzo questa tripletta però tutto dipende dalle situazioni che uno ha davanti, 25 Secondi, F. 2.8 ed iso che oscillano tra i 3200 ed 6400. Il possesso di un telecomando è utile ma non fondamentale, si può usare anche l’autoscatto in emergenza. Il tasto dolente della fotografia notturna è purtroppo la messa a fuoco, però con un pò di esperienza si riesce facilmente a rimediare a questa cosa. A volte si fa fatica anche solo a vedere a 30 cm di distanza figuriamoci a mettere a fuoco, allora uno dei trucchi più facili è quello di usare il Live View della propria reflex, usare lo Zoom 10x e mettere a fuoco manualmente una delle stelle più grandi, oppure una luce in lontananza, in quel modo sarete sicuri di avere a fuoco le stelle. Poi con un po’ di esperienza non servirà più, basterà ricordarsi il punto della messa a fuoco sull’obiettivo per i prossimi scatti.

6) In che modo si riesce ad immortalare la Via Lattea così dettagliatamente? Che tipo di condizioni servono?

Le foto alla via lattea sono un aspetto affascinante della fotografia notturna. In molti pensano che sia frutto di artifici in post produzione ed in effetti in parte è cosi ma solo in piccola parte. La via lattea in determinate condizioni e qui in Italia in alcuni particolari punti, è ben visibile anche ad occhio nudo ma mai effettivamente come vedete nelle foto che trovate sul web, diciamo che un’ottima foto alla via lattea ha bisogno di alcuni lavori nella post.

Innanzitutto per fotografare la via lattea c’è bisogno di un cielo sgombro da nubi, ma questo è alquanto scontato.

Seconda cosa fondamentale è recarsi in un posto privo di inquinamento luminoso (ed ecco che entrano in gioco le nostre amate montagne), è quasi impensabile fotografare la via lattea dal corso di Pescara.

Terza cosa è l’assenza della luna, in quanto la luminosità della stessa influisce negativamente sulla visibilità della Via Lattea. Nel nostro emisfero la via lattea non è visibile tutto l’anno ma solamente dal periodo che va da marzo ad ottobre. A marzo poco prima dell’alba mentre ad ottobre poco dopo il tramonto. Avendo tutte le condizioni di cui sopra si riesce a fotografare la via lattea in modo buono ma non del tutto. Per avere le cosiddette super serate, bisogna avere anche una percentuale di umidità dell’aria molto bassa, in quanto un’aria molto umida favorisce l’effetto della diffrazione delle luci dei paesi sottostanti e quindi il cielo risulterà molto più luminoso, cosa che influisce negativamente sulla visibilità della via lattea. Io attualmente la fotografo utilizzando un Astroinseguitore, che ancorato alla stella polare permette di effettuare pose di oltre 5 minuti senza che le stelle vengano mosse. Questo permette di scattare con Iso molto più bassi e quindi di migliorare nettamente la qualità delle foto e la conseguente lavorazione della stessa in fase di post produzione

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7) In base ai tuoi scatti che abbiamo la fortuna di apprezzare ogni giorno, trovi ci siano ambienti che più di altri danno uno stimolo in più?

Ormai le foto della via lattea sono realizzate un po’ da tutti, l’espansione del mercato delle reflex permette oggi che chiunque possa approcciarsi a questo fantastico mondo con piccoli sforzi. Senza dubbio poi ci sono scatti e scatti e la location, la composizione e la post produzione tornano a fare la differenza. Quindi penso che la differenza in una foto notturna la faccia sostanzialmente il primo piano ed è per questo che mi piace immortalare Rocca Calascio, La Croce di Cima Alta, Il Gran Sasso. Per quanto riguarda la fotografia paesaggistica in generale, sono un amante del mare e delle colline. Il mare mi stimola di più fotograficamente in quanto ogni mattina è uno spettacolo diverso da raccontare, mentre le colline soddisfano la mia fama di ricerca dei dettagli, delle linee naturali, della storia e del rapporto terra/uomo.

8) Volevamo concludere ponendoti una domanda piuttosto delicata; cosa è che distingue un fotografo professionista da un amatore nell’attuale era della fotografia digitale?

Domanda un po’ complessa da rispondere. Basterebbe dire semplicemente la partita Iva, ma non è cosi. Ho avuto la fortuna di conoscere qualche professionista e vivere di fotografia oggi è diventato veramente difficile. Io non sono un professionista….Oggi il livello è molto alto e le distanze tra il mondo professionistico ed amatoriale si sono ridotte di parecchio, di sicuro però ci sono Professionisti con la P maiuscola, dove la qualità è indiscutibile e la loro fama ed il loro nome parla da solo, non bisogna neanche commentare, ed allora per rispondere a questa domanda voglio farne una io. E se non ci fossero fotografi professionisti e fotografi amatoriali, ma ci fossero solo fotografi bravi e meno bravi? Essere un fotografo bravo secondo me è molto di più di essere un professionista, è uno stato mentale che si raggiunge nel corso degli anni. La mia strada è ancora lunga, lo sto ancora cercando quello stato, però intanto se me lo permettete vorrei innanzitutto ringraziarvi dell’opportunità e poi ringraziare l’amico e fotografo professionista Giovanni Lattanzi la cui esperienza e professionalità mi hanno direzionato verso la giusta via, speriamo di non perdersi.