I meravigliosi faggi “torti” dei Monti della Laga, ecco le loro caratteristiche

La nostra Penisola è ricca di bellezze naturali, sia che si parli del Nord sia, ovviamente che si parli del Sud e delle Isole. Mari, montagne, colline, pianure, forme e colori particolari che caratterizzano una determinata area; ce n’è davvero per tutti i gusti e questo fa sì che l’Italia sia una delle mete più ambite dell’intera area mediterranea, in tutto il mondo. La nostra attenzione, tuttavia, tende naturalmente a focalizzarsi sulla maestosità e la bellezza della dorsale appenninica, che in tutte le stagioni sa offrire spettacoli unici e meravigliosi. In questo editoriale vogliamo in particolar modo concentrarci su una zona estremamente vasta che copre, pensate, ben tre regioni: il Lazio, le Marche e l’Abruzzo. Stiamo parlando del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e non tutti sanno che nei vasti boschi di questo splendido Parco Naturale è possibile imbattersi in alcuni faggi che hanno delle caratteristiche particolari: vengono chiamati “faggi torti” per la loro strana forma. Di cosa si tratta?

Ebbene, i faggi torti si trovano in una zona del Parco poco sopra Ceppo, in località Jacci di Verre, ad una quota di circa 1800 metri. Proprio in quest’area, infatti, questi particolari faggi hanno assunto questa strana e particolare fisionomia. Il fenomeno, che in termine tecnico viene chiamato “creeping”, è di natura puramente geologica per cui il lento movimento verso valle degli strati superficiali del terreno (che non avviene, comunque, tutto insieme come ad esempio nelle frane, ma ganulo per granulo) trascina tutto ciò che contiene al suo interno, inclusi ovviamente anche i giovani alberi. Tuttavia, poichè la velocità del movimento del terreno non è uniforme ma varia continuamente (anche se è più elevata soprattutto in superficie), i tronchi degli alberi cominciano ad inclinarsi verso valle. La loro tendenza naturale è, però, quella di crescere in maniera verticale verso l’alto, per raggiungere più facilmente la luce del sole; in questo modo i tronchi cominciano ad uncinarsi. Il fenomeno prosegue e si accentua fino a che che la pianta non sviluppa un apparato radicale abbastanza grande da ancorarsi saldamente agli strati più profondi del terreno e bloccare così il loro scivolamento. Di seguito ecco alcune bellissime foto scattate da Giacomo Ciangottini.

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