Situato ad un’altezza di 443 metri sul livello del mare, il borgo di Civita di Bagnoregio è conosciuto, ai più, anche con il nominativo di “città che muore”. Si tratta di un piccolo paese situato nel Lazio, in provincia di Viterbo e fa parte dei borgi più belli d’Italia. E’ situato nella valle dei calanchi, tra il lago di Bolsena e la Valle del Tevere ed è costiuito da due aree vallive principali: il Fossato del Rio Torbido e il Fossato del Rio Chiaro. La morfologia di questo territorio, per come lo conosciamo noi oggi, è in primis stata provocata da frane ed erosioni; è infatti costituito da due formazioni ben distinte: quella argillosa di origine marina che costituisce la base (che è anche quella più antica) e quella formata da materiale lavico e tufaceo.
A partire dal 2011 l’area è praticamente quasi disabitata e delle 16 persone presenti sei anni fa ne sono attualmente rimaste 12; il borgo è accessibile solo ed esclusivamente attraverso un ponte in cemento armato costruito nel lontano 1965 e può essere percorso solo a piedi. Questa zona venne fondata 2500 anni fa dagli Etruschi, come confermato anche dalla struttura urbanistica dell’intero abitato; tutti i rivestimenti architettonici sono di origine rinascimentale e medievale, ma si hanno testimonianze anche di costruzioni tipiche dei romani. Sono molti i luoghi d’interesse di Civita di Bagnoregio; dalla chiesa di San Donato alla casa natale di San Bonaventura, passando per il Palazzo Vescovile e un mulino del XVI secolo.
Ma perché questo borgo viene chiamato “la città che muore”? La causa del suo isolamento è pressochè totalmente dovuta alla continua erosione della collina e della vallata circostante; l’intera struttura, compresa l’intera platea tufacea ivi presente, rischia di crollare proprio perché i banchi d’argilla che la sorreggono sono soggetti a continua erosione. La definizione “città che muore” sta quindi ad indicare il suo delicato equilibrio, per questo al momento il borgo conta non più di una dozzina di abitanti.