Circa due milioni di anni fa l’Italia centrale ospitava quello che tutt’ora viene definito il lago più grande e profondo dell’intera era geologica peninsulare. Pensate, occupava gran parte della regione Umbria e formava una sorta di Y rovesciata; stiamo parlando del Lago Tiberino, un vasto bacino d’acqua salata che si estendeva da Città di Castello a Spoleto, passando per Terni e percorrendo da nord a sud l’intero territorio umbro. Sono stati molti gli studi che hanno riguardato il suo sviluppo e la sua estensione, il mondo scientifico si è sempre interrogato su quelle che potevano essere le caratteristiche e la morfologia di questo enorme lago. L’Y rovesciata, che tutt’ora è visibile attraverso le immagini satellitari, altro non è (al giorno d’oggi) che un’ampia valle lunga e stretta che si estende da Città di Castello fino a Perugia, tendendo a biforcarsi proprio all’altezza del capoluogo regionale.
Da qui si possono osservare due “rami” ben distinti che proseguono ad est tra le città di Foligno, Assisi e Spoleto a ad ovest tra Todi, Acquasparta, Marsiciano e San Gemini. Il lago era presente in tutta la sua vastità nei tempi del Pleistocene ed era alimentato da una fitta rete di fiumi che scorrono lungo l’intera zona valliva. Raggiunse la sua massima estensione circa 1.5 milioni di anni fa e, da quanto si apprende, sembra aver addirittura raggiunto profondità fino a 1000 metri nel suo ramo occidentale!
Anche il clima giocò un ruolo fondamentale nell’evoluzione del Lago Tiberino, in quanto frequenti erano i periodi caratterizzati da ingenti piene e da altrettanti periodi di ristagno delle acque con successivo impaludimento. Per questo infatti le acque presentavano caratteristiche salmastre, con presenza di flaura e flora adattati a queste condizioni. Furono poi i movimenti tettonici a modificare, in seguito, tutto l’assetto del territorio, sollevandolo e permettendo così al “mare dell’Umbria” di ritirarsi definitivamente dalla regione. Le tracce del lago Tiberino sono tutt’ora visibili soprattutto nella zona tra Narni e Otricoli, ove son presenti argille sabbiose con conglomerati marini (pensate, qualche anno fa nella zona son state rinvenute delle conchiglie marine).
(Fonte 8456kmq.blogspot.it)