Il cervone è il serpente più lungo
Il Cervone, facente parte della famiglia dei Colubridi, è il più lungo serpente presente in Italia e uno tra i più lunghi di tutta Europa. Questo esemplare può raggiungere una lunghezza compresa tra gli 80 ed i 240 cm.
Il suo manto è di colore marrone con sfumature giallastre, possiede quattro barre longitudinali nere, due per lato, che lo contraddistinguono dagli altri serpenti. Gli esemplari giovani invece, sono di colore marrone-grigiastro, con una serie di macchie nere irregolari che gli percorrono il manto.
Il Cervone è possibile avvistarlo in tutta Europa e in Asia; nel nostro Paese è maggiormente presente nelle zone centro-meridionali. Il suo habitat naturale lo si può trovare nella macchia mediterranea o ai margini dei boschi, zone aperte e soleggiate con vegetazione sparsa, sassaie, muretti e negli edifici abbandonati.
Il Cervone, a causa della progressiva distruzione degli habitat naturali in cui vive, per mano dell’uomo, è ritenuto una specie a rischio, per cui inserito nella Convenzione di Berna, come esemplare protetto. Due grandi legende circondano questo serpente.
La prima deriva per le escrescenze che mostra questo serpente sopra il capo durante il cambio della muta, scambiandole per corna (da qui deriva il suo nome), altri pensavano che le corna fossero un simbolo di nobiltà, in quanto questo serpente è il più famoso d’Europa.
Il cervone è il protagonista della festa dei serpari a Cocullo
La seconda legenda narra che questo serpente sia ghiotto di latte, proprio da questo i pastori dicevano che per procurarselo si attaccava direttamente alle mammelle delle capre o che lo leccasse direttamente dalle labbra dei neonati.
Il Cervone viene raffigurato durante la festa di San Domenico a Cocullo, dove decine di serpenti ricoprono la statua del santo, protettore dei morsi di serpente (anche se questo serpente è totalmente innocuo e non velenoso).
La cerimonia ormai fissata il primo maggio di ogni si ripete immutata da molti anni: durante la messa celebrata nella chiesa di Cocullo i fedeli fanno dei veri e propri rituali propiziatori dall’antico sapore pagano, ma convertiti e immersi nel sostrato religioso del culto di San Domenico, uno dei santi più famosi nel centro Italia, che con il suo pellegrinaggio ha toccato molti luoghi di queste zone.
Prima dell’inizio della processione i serpari mostrano ai pellegrini tutti i serpenti catturati durante il mese precedente, facendoli toccare alla folla in modo da contrastare le paure per la natura e il soprannaturale. Una volta incamminatasi sulle spalle di quattro portatori, la statua del santo viene cosparsa dai serpenti e toccata da tutti i fedeli.
La ricerca e cattura dei serpenti inizia verso la fine di marzo, quando le nevi che circondano Cocullo iniziano a scomparire, e i serpari cocullesi si avventurano nei boschi alla ricerca di alcune specie selezionate di serpenti, ovviamente non velenosi. I serpenti vengono raccolti con cura e attenzione, e vengono posti in particolari cassette di legno (un tempo venivano utilizzati recipienti di terracotta.
I serpenti vengono poi nutriti con topi vivi e uova sode in modo da mantenerli vivi fino alla cerimonia. Le specie che vengono raccolte sono in genere la biscia dal collare, il cervone, il saettone e il biacco, tutti rigorosamente non velenosi. Al termine delle festa tutti i serpenti catturati vengono sempre liberati, tornando nel loro ambiente naturale.