La galaverna, la calabrosa, il vetrone e il gelicidio sono termini realmente esistenti e dei fenomeni meteorologici che spesso vengono confusi l’uno con l’altro.
La galaverna notturna spesso ammanta montagne e boschi con un deposito di ghiaccio sotto forma di aghi e scaglie, che si formano quando la nebbia della notte o le nubi basse interessano le aree boschive e le montagne.
Fin quando sono in aria queste goccioline riescono a mantenere lo stato liquido, ma quando entrano in contatto con gli oggetti a temperature, anche esse, negative, compresi i rami degli alberi, congelano e vanno a dare origine a questi depositi di ghiaccio per l’appunto sotto forma di aghi e scaglie.
Quello della Calabrosa è invece un fenomeno simile a quello della galaverna, ma che mostra una differenza non da poco. La calabrosa va a formare una crosta vera e propria, compatta e semitrasparente.
Da non confondere a sua volta con il Vetrone che si forma, invece, quando l’aria ‘è a temperatura positiva. in sintesi, piove e c’è una precipitazione liquida.
La precipitazione, però, nel suo cammino incontra – in questo caso – degli oggetti a temperatura negativa, che permette alle goccioline di congelare all’istante ricoprendo l’oggetto con un deposito di ghiaccio trasparente.
L’ultimo tra i fenomeni elencati nel titolo è il gelicidio, che non deriva da una parola inventata, ma il suo significato è presente anche sulla Treccani.
Il gelicidio possiede la peculiarità che quando arriva della pioggia, negli alti strati dell’atmosfera la temperatura è positiva, mentre nei bassi strati persistono delle temperature negative che permettono alle precipitazioni di congelare immediatamente appena vengono a contatto con il suolo. In particolare il fenomeno del gelicidio può essere osservato sull’asfalto. L’ultimo caso un paio di settimane fa in Emilia Romagna.
Questo genere di precipitazioni che abbiamo descritto rientrano tutte quante nella classificazione delle precipitazioni solide, anche se in realtà presentano delle differenze le une dalle altre.