Fonteavignone, la perla nascosta dell’altopiano delle Rocche. VIDEO dal drone

Fonteavignone è un fantastico borgo incastonato tra le montagne dell’Appennino centrale abruzzese, situato nell’altopiano delle Rocche ad una quota di 1217 metri sopra il livello del mare e nel cuore del Parco Regionale Naturale del Sirente Velino.

FONTEAVIGNONE, LA PERLA NASCOSTA NEL CUORE DEL PARCO REGIONALE DEL SIRENTE VELINO

Si tratta di un piccolo e bellissimo borgo sito tra le montagne abruzzesi e facente parte dell’altopiano delle Rocche assieme ai borghi di Ovindoli, Rovere, Terranera, Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio. Tutti quanti si trovano nei confini del Parco Regionale del Sirente Velino.

Il paesaggio è davvero mozzafiato ed è possibile semplicemente affacciandosi dalla finestra, osservare il Corno Grande del Gran Sasso d’Italia, la Valle dell’Aterno, ma anche la Majella, la Rocca di Calascio, oppure notare la maestosità del Monte Ocre che proprio sorge alle sue spalle.

La Fonte è ad oggi una frazione del Comune di Rocca di Mezzo e conta circa 20 residenti nel periodo invernale, mentre in quello estivo la vocazione turistica porta ad un aumento notevole delle presenze.

Il paese ha una grande storia, tanto che vari ritrovamenti archeologici dimostrano che il borgo era uno snodo cruciale nel collegamento della Marsica con la conca aquilana.

Non solo. Durante la seconda Guerra Mondiale, Fonteavignone, è stato il rifugio sicuro per molte persone di varia nazionalità, che scappavano dall’occupazione tedesca, questo perchè i Fontanari da sempre sono stati animati da un forte sentimento solidale. Pur rischiando le loro vite diedero riparo a un medico sudafricano, ma anche americani, cecoslovacchi e un inglese.

GLI IMPIANTI SCIISTICI E LO SPOPOLAMENTO DEL BORGO

Purtroppo come tutti i borghi anche la Fonte ha subito un importante spopolamento dovuto a diversi eventi che si sono susseguiti nel corso degli anni.

Su tutti si evidenzia la costruzione e lo sviluppo degli impianti di sci della vicina stazione di Campo Felice e la costruzione delle arterie stradali che hanno reso altri borghi potenzialmente più semplici da raggiungere.

IL TERREMOTO DEL 2009

L’antico borgo è stato inoltre gravemente danneggiato dal terremoto del 2009, un po’ come tutti i paesi che si affacciano sul territorio aquilano.

Una ferita considerata mortale che ha allontanato ancora di più le persone dal paese spingendole alla fuga verso le grandi città. Nel corso degli anni il borgo ha saputo resistere, specialmente grazie alla presenza di quelle poche persone e della Pro Loco che nonostante tutto non si sono rassegnare e hanno continuato ad organizzare iniziative per mantenere l’attenzione sul piccolo centro.

Oggi il borgo sta cambiando veste ed è tutto in fase di ristrutturazione.

Fonteavignone la perla nascosta dell'Appennino

Una bicicletta ripiena di fiori di sfondo ad una veduta sui boschi che circondano l’abitato del borgo di Fonteavignone. Foto Emanuele Valeri

E’ bastato un solo incontro con Fontavignone per far scattare un colpo di fulmine.

Per qualsiasi forestiero, o cittadino, che si imbatte in questo piccolo borgo è impossibile non rimanere affascinato da un’aurea di semplicità ma di forte empatia.

Le case che si innalzano sui terrazzamenti sono di pietra bianca, si incastrano perfettamente una con l’altra formando dei corridoi su cui si affacciano piccole finestre da cui si scorgono gli interni delle abitazioni.

Qualsiasi essere umano dotato di curiosità è inconsapevolmente avvolto da una voglia di guardare dentro la storia di Fontavignone.

Camminando per le stradine, strette ma incredibilmente perfette, come quelle che ritroviamo ritratte negli acquarelli, ti trovi di fronte una porticina in legno dove sopra si legge la scritta ‘La Dispensa’. La fantasia vola a cosa era stata nel passato, di chi era, a cosa serviva e cosa è diventata nel corso del tempo.
Ed ecco che senza rendertene conto ti trovi piacevolmente a chiacchierare con Elisa, la proprietaria proprio de ‘La Dispensa’, te la fa visitare, ti racconta la storia e ti offre da bere.

E sei a casa. Di fronte a un bitter delle persone perfettamente sconosciute fino a qualche minuto prima chiacchierano, raccontano e ascoltano. Un’empatia che è così difficile trovare in un mondo che è diventato veloce e che comunica solo con una tastiera e dietro a uno schermo.

Uscendo continui a camminare, salendo dei gradoni si arriva di fronte alla chiesa di Fontavignone, ancora puntellata a causa del terremoto.

Nel borgo non esiste un bar o un supermercato. Perché non serve. Sono i fontanari che si prendono cura l’uno dell’altro. Le porte sono socchiuse, all’interno delle case con i soffitti in pietra ci sono divani e libri.

Lì incontriamo Giovanna, lavora a Campo Felice ma sono oltre Trent’anni che abita a Fontavignone in una deliziosa casa a due piani con un panorama mozzafiato. Gentilissima, ospitale. Senza remore ti fa entrare a casa sua, ti regala i prodotti del suo orto (squisiti) e chiacchiera come un’amica di vecchia data.

Mentre ritorni alla macchina un gruppo di persone, che beve e mangia tranquillamente e che immediatamente ti invita nel suo cenacolo, senza pensarci due volte.

Impossibile dimenticare l’affetto e l’umanità incontrata in un borgo di poche anime, ma così belle che non hanno bisogno di essere tante.

Consigliamo vivamente di visitare Fonteavignone .

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