Fauna dell’Appennino: il lupo grigio appenninico

Il Lupo Appenninico (o lupo grigio appenninico, Canis, Lupus Italicus) è una sottospecie del lupo grigio indigeno della Penisola italiana. Possiamo trovarlo in grandi numeri sia sull’Appennino sia sulle Alpi occidentali, seppur è bene sottolineare come gradualmente si stia estendendo anche in direzione nord est. Fin dagli anni 70 il lupo è stato classificato come specie protetta, dal momento in cui la popolazione era stata ridotta a solo 80-100 esemplari. Anche per questo motivo, di recente, è stato respinto con forza il discussissimo “piano lupi” che lupo 2prevedeva un abbattimento controllato di questo animale, con le Regioni che tutte insieme hanno detto NO a questa politica. Fortunatamente gli ultimi dati indicano che il lupo è una specie che sta nuovamente incrementando di numero, con la presenza di circa 1269-1800 esemplari diffusi in tutta la nostra Penisola, secondo un sondaggio dell’ISPRA (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) effettuato nel 2016.

IL LUPO GRIGIO APPENNINICO ERA A RISCHIO ESTINZIONE

Il lupo grigio d’Italia fu prima riconosciuto come una sottospecie a parte dal lupo grigio europeo nel 1921, dallo zoologo Giuseppe Altobello, che notò come disponeva di una colorazione e e di una morfologia cranica diversa e che mostrava somiglianze incredibili con quella del cane e lo sciacallo dorato. La classifica di Altobello fu inizialmente scartata da alcuni autori, incluso Reginald Innes Pocock, che lo classificò invece come sinonimo del lupo europeo. Nel 2002 il paleontologo Ronald Nowak prendere di nuovo in considerazione la morfologia distinta del lupo grigio apenninico con uno studio effettuato su vari crani di lupi lupo 3italiani ed europei, nonchè di alcuni cani. Fra i tratti distinti notati nei crani italiani c’erano un palato che presentava una forma snella tra i primi premolari, un osso frontale largo e un osso jugale sviluppato in maniera minore. E’ stato tuttavia con l’avvento della biologia molecolare che è stato finalmente possibile chiarire lo stato tassonomico del lupo apenninico. Da un’esame effettuato su alcuni campioni di DNA mitocondriale di 26 popolazioni di lupo condotto nel 1992, è stato scoperto che la popolazione italiana è fornita d’un aplotipo mitocondriale non condiviso con altri lupi. Ulteriori studi sul DNA mitocondriale dismostrarono che i lupi italiani non condividono aplotipi con i cani e gli altri lupi. Nel 2010, uno altro studio comparativo sugli aplotipi mitocondriali di 24 esemplari di lupo preistorico e lupi attuali risultò in un albero filogenetico rivelando la presenza di quelli che sono due aplogruppi. Tutti i campioni preistorici appartenevano all’aplogruppo 2 e indicavano, pertanto, che questa popolazione dominava in Europa per almeno 40,000 anni e oltre, prima e dopo l’ultimo massimo glaciale.

Il lupo grigio appenninico, a grandi linee, presenta la stessa grandezza di un lupo 1pastore tedesco, con un sondaggio su vari campioni rinvenuti in tutta l’Italia dal 1974-1990, mostrando una lunghezza media del corpo di 109-148 cm e un’altezza al garrese dai 49-73 cm. Gli esemplari presenti sulle Alpi italiane hanno un peso medio che varia dai 28 ai 34 kg, con almeno un esemplare che arriva a toccare la soglia dei 44 kg, segnalato presso Entracque. Il cranio del lupo grigio appenninico è ben distinguibile da quello del lupo grigio europeo dalle sue apofisi e creste che prentano una forma più rotondeggiante, con una dentizione meno robusta e canini meno ricurvi. Il manto invernale presenta una colorazione grigiastra, con la presenza peli più scuri sul dorso. Durante la stagione estiva, il manto è meno folto e mostra colori che vanno dal marroncino al rossastro. Sugli arti anteriori sono presenti delle strisce sottili sull’articolazione della zampa. Gli esemplari neri, la cui presenza è segnalata maggiormente sull’Appennino centro-settentrionale, sembrano aver ereditato l’allele Kb responsabile per il melanismo da incrociamento con i cani. Al contrario dei lupi nord americani, che ereditarono l’allele circa 10.000 e 15.000 anni fa, la presenza del Kb sembra essersi introdotto nei lupi italiani più recentemente, dal momento in cui che non furono segnalati esemplari neri prima del 1982.

La maggior parte della specie di lupi dimostrano comportamenti crepuscolari e notturni, molto probabilmente in risposta alle attività antropiche. Solo nel Parco Nazionale del Pollino, ove l’attività umana è pressoché scarsa per tutto l’anno, gli esemplari di lupo sono attivi anche in pieno giorno. I gruppi più folti sono presenti soprattutto nella Toscana centro-meridionale e nell’Appennino abruzzese, un pò meno invece sull’Appennino settentrionale. E’ molto diffuso anche in gran parte dei principali Parchi Nazionali del Centro Sud Italia, mentre di recente sono stati osservati alcuni esemplari anche nel Parco Nazionale del Gargano, ove dal 2011 è stata confermata la presenza di almeno un nucleo familiare. Si nutre essenzialmente di ungulati di media-grossa taglia, come i caprioli e i cinghiali, ma si ciba anche di conigli, topi, cervi e camosci.

Gianpiero Cutolo

La foto del Lupo Appenninico è stata scattata dal fotografo naturalista Gianpiero Cutolo.