Sono trascorsi oramai 100 anni, da quell’Ottobre del 1919, in cui si consumò il drammatico evento del pastore Pupo Nunzio di Roio, dei suoi figlioletti, del gregge e della povera moglie . La data risale al giorno 13, ma guardando meglio l’archivio dei modelli matematici dell’epoca, si nota che molto probabilmente il fatto accadde nei giorni tra il 17 ed il 19 di Ottobre. Infatti nel giorno 13, la depressione posta sull’Europa centro occidentale, lascia scorrere sulla nostra penisola dell’aria molto mite, dai quadranti meridionali, con valori che ad 850 hpa, in Abruzzo, intorno ai +10/11°c ( fig.1).
Effettivamente le belle giornate non fredde di quell’Ottobre, prima della tremenda bufera, fecero si che Pupo Nunzio, i figli, e tutto il gregge che contava fino a 5000 pecore, potessero rimanere li in quel paradisiaco altipiano che si chiama Campo Imperatore alle pendici del Monte Bolza. Da quel che si sa sembra che gli altri pastori fossero già tutti partiti, seguendo i tracciati che da lassù portavano fino al Tavoliere delle Puglie. I cosiddetti tratturi.
Tornando ai modelli matematici, il giorno 14, la saccatura cui menzionavamo prima, creò un ansa in modo che le correnti entrassero dalla Valle del Rodano. Il giorno 15, tutta la struttura depressionaria, cominciò a scendere di latitudine mentre le temperature sull’Abruzzo scesero fino a 9°c ad 850 hpa.
Giovedì, 16 Ottobre, alle ore 12:00, l’anticiclone, con il suo massimo di 1030 mb era posizionato ad ovest di Francia ed isole Britanniche. Questo permise di far affluire delle correnti molto fredde per il periodo, dalle alte latitudini, verso l’Italia. Sull’Abruzzo i primi segnali del peggioramento iniziarono quel giorno. L’altipiano di Campo Imperatore fu spazzato da un vento di nord ovest, piuttosto freddo, non gelido, con delle raffiche molto forti. Guardando gli “annali idrologici” sempre nel giorno 16 non piovve né a Santo Stefano di Sessanio, né a Castel del Monte, ma nulla può escludere che ci fosse stato qualche rovescio di pioggia lungo Campo Imperatore.
Ben sappiamo che il periodo trattato, lontano 100 anni da ora, non era come quello presente in cui la temperatura media era sicuramente più bassa rispetto ad oggi. Capitava molto spesso all’epoca di assistere a delle nevicate precoci, ma soprattutto forti, anche a quote medio basse. Pure a metà Ottobre…
Allora non esistevano social e mezzi di comunicazione online, né i cellulari dai quali potere apprendere le notizie in tempo reale. I pastori e gli uomini di montagna solitamente cercavano di interpretare il tempo in base alla nuvola dietro quel monte. Ad esempio in zona si dice : “ quand Camicia porta ju cappeje, vinnet le crape i comprate ju cappeje, se se cala le vraghe, vinnete ju manteje i comprate le crape”.
Per cappello, appunto, intendo la classica nube che da ovest velocemente scappa verso est, rasentando la vetta. Così inizia un cambiamento molto repentino del tempo e con quelle correnti da nord ovest, il cappello, credo lo mise il Monte Camicia.
Pertanto, i pastori, a fine Settembre, lasciavano quelle terre alte, per dirigersi come detto poc’anzi, verso sud, scendendo verso Calascio e la valle del Tirino, la Pescara, oppure chi era più ad oriente verso Castel del Monte, Villa Santa Lucia e Forca di Penne, prima di andare verso le colline ( adesso pescaresi, a quei tempi teramane) e l’adriatico.
Notando il modello matematico d’archivio delle ore 00:00 di Venerdì 17 Ottobre 1919, risalta subito la spinta verso levante dell’anticiclone, in modo che le correnti entrassero da nord est, le quali apportarono delle nevicate oltre gli 800 m sul Triveneto.
Sull’altipiano di Campo Imperatore sembrerebbe che il tempo si fosse mantenuto tra il variabile ed il nuvoloso, venti tra deboli e moderati da nord ovest, campo termico sui 4°c ad 850 hpa.
Temperatura che comunque tendeva a scendere.
In alcune testimonianze, di persone anziane, cui ebbi la fortuna di sentire i racconti e che oggi, purtroppo non sono più qui con noi, la tempesta iniziò d’improvviso ad infuriare entro la tarda mattinata ( 11:00 circa), quando le correnti bruscamente girarono da nord est portando della nuvolosità da stau, esaltatissimo, che con l’impatto verso la catena del Gran Sasso e senza ostacoli, diede luogo a delle forti nevicat.
Con ogni probabilità alle 12:00 circa i fiocchi erano già fin sui 1100 m di altitudine. La drammaticità degli eventi fu tale che il pastore, i due figlioletti, dei quali uno, probabilmente quello più piccolo, lo portò a tracolla come raffigura la statua posta a fonte Macina.
in mezzo alla tormenta che aveva iniziato a fare sul serio, riuscirono con il gregge a valicare il vado di San Cristoforo ( 1675 m), per poi iniziare la discesa verso Calascio. Ma non riuscirono, a quanto sembra, per soffocamento da parte della neve accompagnata dal vento e di sicuro si aggiunse anche un principio di congelamento.
Il gregge andò perso con gli ovini sparsi un po’ ovunque. La moglie, allertata dal tempo pessimo e non vedendo traccia del loro ritorno, da Calascio s’incamminò sul sentiero verso Guado di San Cristoforo, ma purtroppo impazzì nell’impossibilità di avanzare tra la bufera.
Purtroppo morirono tutti e furono ritrovati nella successiva primavera dopo lo scioglimento della neve.
La quantità di neve caduta fu davvero notevole: a guardare gli annali idrologici di quei giorni, appare subito un po’ ovunque sull’appennino centro meridionale, l’abbondante quantità di precipitazioni cadute.
Innanzitutto, dove più e dove meno, le nevicate giunsero fin sui 600 m circa ( in quota c’era un campo termico ad 850 hpa che in poco tempo si attestò sui – 4°c ) intorno ai massicci del Gran Sasso e della Majella.
A Castel del Monte, secondo gli annali idrologici della regione Abruzzo, nei rispettivi giorni del 17, 18 ,19 Ottobre 1919, si totalizzarono mm. 38.0 , 45.0 , 57.0 per un totale in tre giorni di mm. 140 .
Pertanto la neve caduta presso a poco si aggirava almeno sul metro e mezzo. Lassù a Campo Imperatore lascio immaginare invece cosa potesse essere accaduto.
Nel paese di Villa Celiera, a 719 m di altitudine, nel versante orientale del Gran Sasso, si totalizzarono mm. 70.0 ,70.0 , 40. 0 per un totale di mm. 180.0, senza contare qualche rovescio nel seguente giorno 20 , in cui caddero altri 20.0 mm.ancora.
Ma attenzione: a questa quota di sicuro la precipitazione fu molto bagnata e l’accumulo non corrispondeva a valori come ad esempio Castel del Monte. A Santo Stefano di Sessanio, a 1251 m., nei due giorni, 17 e 18, caddero mm.12.0 e 15.0. Il giorno 19, non viene menzionato. Probabilmente la stazione meteorologica ebbe dei problemi. Per ultimo, lascio anche i valori del valico di Forca di Penne a 918 m., che nei tre giorni citati, si ebbero rispettivamente mm.32.2 , 15.0 ,49.3 per un totale di mm. 96.5 . A guardare i modelli matematici dei giorni 17 e 18, oltre all’abbondante nevicata, fu anche il vento da grecale, il fattore che appunto unito alla neve, non diede scampo a nessuno di loro.
Molti anni fa, nel 1987, fu eretta una statua nei pressi di Fonte Macina, come già accennato prima. La statua raffigura il povero pastore con il figlioletto più piccolo sulle spalle del papà, il più grande accanto, con un cane, il pastore abruzzese Re delle nostre montagne.
Sfidano la tormenta. Dall’altra parte la consorte, in preda al panico ed al dolore, provò ad uscire di casa e andare incontro a tutti loro ed al loro numeroso gregge…statua che nel 2006, qualche malintenzionato ha purtroppo danneggiato.
Una storia davvero triste, che ora a 100 anni di distanza è sempre viva e sempre ricordata.
Uomini forti e donne coraggiose che su questi monti hanno fatto tanti sacrifici e tante rinunce. Uomini e donne che hanno cresciuto famiglie sane ed intelligenti. Uomini e donne che in qualche caso hanno perso la propria vita, con onore.
Thomas Di Fiore
* Sono state consultati le tabelle degli annali idrologici della Regione Abruzzo del bacino Aterno – Pescara, dell’Ottobre 1919 e l’archivio dei modelli matematici dei giorni 13, 17 ,18 e 19 Ottobre 1919.