Appennino senza neve, regioni e Federfuni chiedono piano straordinario

Appennino senza neve, la parola alle regioni

Appennino senza neve. A causa delle temperature superiori alla media del periodo che da quindici giorni si registrano in particolar modo sui settori appenninici, le nostre montagne si presentano senza il manto nevoso che attrae ogni anno, in questa stagione, turisti e sportivi.

Un incontro urgente con il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, al fine di approntare un piano straordinario per l’Appennino senza neve. A richiederlo sono le Regioni Emilia-Romagna, Toscana e Abruzzo, alle prese con una stagione invernale segnata da temperature più alte della media del periodo, con assenza di manto nevoso per sciare e difficoltà anche a innevare artificialmente.

Quasi tutte le piste appenniniche sono rimaste chiuse (al comprensorio del Cimone, nell’Appennino modenese, martedì 3 gennaio era aperta solo quella del campo scuola dei bambini). Impossibile sciare sul Terminillo (Lazio), come a Campo Imperatore, Ovindoli e Roccaraso (Abruzzo). Albergatori, gestori di impianti e maestri di sci costretti a far fronte alle disdette dei turisti.

Le Regioni non possono essere lasciate da sole” – afferma il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini – “Occorre un piano straordinario. I nostri operatori dell’Appennino bianco dopo le stagioni cancellate dal Covid, oggi sono alle prese con un altro momento nero che sta cancellando gran parte degli incassi dell’inverno con effetti che rischiano di essere irreversibili“. La richiesta di incontro al ministro è stata concordata anche con gli assessori Leonardo Marras (Toscana) e Daniele D’amario (Abruzzo).

Appennino senza neve, l’appello di Federfuni Italia

Appennino senza neve. Anche la mancanza di neve è una calamità forse non naturale ma sicuramente economica. Sono necessari interventi a tutela dell’Occupazione, del Sostegno alle Aziende della filiera del turismo bianco e dei Liberi Professionisti a partire dai Maestri di Sci, Moratorie Bancarie e Fiscali, compensazioni economiche per i costi energetici e di riscaldamento.

Appennino senza neve. Qui siamo a Campo Felice, foto di Emanuele Valeri

Un sistema economico e sociale composto da tante aziende, Gestori di impianti di risalita, Albergatori, Commercianti, Ristoratori, Noleggiatori di sci ogni categoria con i propri dipendenti e  Maestri di sci, Artigiani e Liberi Professionisti che è in estrema difficolta’ a causa della anomala condizione meteorologica.

L’attuale situazione del turismo della montagna appenninica e le previsioni che caratterizzano le prossime giornate impongono una profonda attenta e tempestiva riflessione sul possibile pericolo di un tracollo di una intera economia che tiene in vita la sostenibilità sociale di  un territorio dove le alternative al Turismo, principalmente invernale, non riescono a dare valide risposte.

Federfuni Italia che rappresenta la maggior parte delle aziende che gestiscono impianti a fune nella catena Appenninica, oltre ad importanti comprensori sciistici Alpini lancia un forte grido d’allarme rispetto alla catastrofica situazione che si trovano ad affrontare le aziende, i professionisti, gli artigiani e l’intero sistema economico legato al turismo invernale, compreso i dipendenti delle diverse imprese.

La totale assenza di presenza di neve naturale, l’impossibilità di produrla viste le alte temperature e le previsioni del tempo che non sembrano essere assolutamente favorevoli ad un cambio drastico verso temperature più consone al periodo ed a precipitazioni nevose rischiano da fare andare in default l’intero sistema economico su cui si regge questa importante parte d’Italia.

Federfuni Italia ritiene che tale situazione sia paragonabile, per gli effetti  economici che sta provocando, al periodo della pandemia; si tratta di una vera e propria emergenza che rischia di portare queste realtà al tracollo, con conseguenze devastanti dal punto di vista socioeconomico e di tenuta dell’intero territorio che trova nel turismo invernale la principale fonte di sostentamento.

Federfuni Italia richiede quindi interventi che consentano a tutte le aziende della filiera di assumere i lavoratori stagionali assicurando una continuità del rapporto di lavoro almeno per quattro mesi, un intervento a sostegno delle aziende, sempre di tutta la filiera, sulla falsariga di quello adottato per limitare le conseguenze economiche negative del COVID 19.

Lo stesso provvedimento intervenga anche per i Liberi professionisti a partire dai Maestri di Sci e per gli artigiani; interventi di moratoria bancaria e  fiscale; ed infine interventi che garantiscano effettivo sostegno nel campo delle bollette energetiche e di riscaldamento sia per le aziende che per gli abitanti dei comuni rientranti nei comprensori sciistici.

Federfuni Italia ha decisamente apprezzato il segnale programmatico lanciato dal Ministro Santanchè e dal Governo inserendo all’interno della Legge di Bilancio del 2023 200 milioni di euro in quattro anni per un Fondo per interventi di ammodernamento, sicurezza e dismissione di impianti di risalita e di innevamento.

Un intervento storico per il settore del quale il Presidente Andrea Formento, nell’occasione di un incontro con lo stesso Ministro di poche settimane fa, ha fortemente sottolineato l’importanza e la portata della decisione assunta segno di una volontà ben precisa di forte interesse per il comparto montagna.

Federfuni Italia proprio in tale ottica chiede un forte sostegno e condivisione in questa sua richiesta da parte delle istituzioni territoriali appenniniche, delle rappresentanze datoriali e sindacali e dalle rappresentanze della categoria dei Maestri di Sci, sempre riferite a questo territorio, rendendosi disponibile fin da domani ad attivarsi per coordinare e formulare tutti assieme le azioni da intraprendere al fine di affrontare nell’immediato questa specifica e temporale emergenza.

Federfuni Italia chiede, inoltre, di aprire un tavolo programmatico che porti ad una proposta unitaria di intervento strutturale per una politica di rilancio dell’economia turistica dell’ Appennino senza neve e delle zone più periferiche dell’Arco Alpino forti anche della considerazione generale che il turismo di prossimità, del quale noi rappresentiamo per la montagna italiana il vero asse portante, rappresenti nell’immediato e medio periodo una delle maggiori prospettive dell’offerta turistica.

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